Montalcino

 

Montalcino nel cuore della Toscana senese, sorge in collina a 564 metri slm e affaccia sulle valli dei fiumi Ombrone, Asso e Orcia. La posizione ben ventilata e le lunghe ore di sole di cui gode questo angolo di terra regalano a Montalcino una situazione climatica privilegiata per la produzione di vino e olio. La zona di produzione dei vini di Montalcino coincide con il territorio comunale che ha una superficie di circa 24.000 ettari, dei quali solo il 15% è occupato dai vigneti.

Posto sulla via Francigena, Montalcino è anche un luogo ricco di storia. Contornato dalle antiche mura medievali il centro storico con il Palazzo Comunale e le bellissime chiese trecentesche emana un fascino immediato. Splendida l’abbazia di Sant’Antimo, uno dei più grandi esempi di architettura monastica del XIII secolo. 

 

 

Sangiovese & Sangiovese

Antichissima uva dal nome dalle origini mitologiche, il “Sanguis Jovis”, sangue di Giove, era già presente in epoca Etrusca.

Oggi è largamente diffuso in tutto il centro Italia ed esprime caratteristiche diverse a seconda delle varietà clonali.

Tra le varietà principali troviamo il Sangiovese di Romagna,  molto adattabile ai diversi habitat e seppur un po’ più rustico delle altre varietà può raggiungere risultati eccellenti; il Sangiovese piccolo, particolarmente diffuso in Maremma dove è alla base del Morellino di Scansano, ottimo vitigno soprattutto in pronta beva e il Sangiovese grosso che si esprime in maniera differente a seconda dei suoli. E’ ben rappresentato in tutta la zona del Chianti e nel vino Nobile di Montepulciano col nome di Prugnolo gentile, ma è a Montalcino che questo vitigno dà vini che si avvicinano alla perfezione e qui il Sangiovese grosso è conosciuto con il nome di Brunello.

 

Brunello e Rosso

Le zone e le vigne per la produzione di Brunello di Montalcino e di Rosso sono le stesse, mentre il disciplinare è differente. Il vitigno, ha un alto contenuto di tannini ed una considerevole acidità. Questo consente al vino di invecchiare per lunghi anni in modo da permette ai tannini di ammorbidirsi e ai profumi terziari di svilupparsi nel tempo. Il disciplinare che detta le regole affinchè quest’uva diventi quel vino unico ed inimitabile che è il Brunello di Montalcino è severo. La tradizione insegna che sono necessari 5 anni perché questo vino si possa dire pronto, due dei quali trascorsi in contenitori di rovere; 6 anni per le riserve. Al termine di questo periodo non è infrequente che i vini, presentino ancora qualche ruvidezza che si andrà ammorbidendo con qualche ulteriore anno di affinamento in bottiglia. Il Rosso invece è fatto per essere consumato giovane e i migliori tra i rossi sono quelli che già in vigna con le potature e le rese più alte sono stati coltivati per diventare Rosso. Non necessita di lungo affinamento ed è meno impegnativo del Brunello ma è sempre Sangiovese grosso in purezza.

Polemiche vecchie e nuove

Molti consumatori però, non solo d’oltreoceano, cercano nel vino sapori più facili, con una maggiore componente dolce e meno ruvidezze. La polemica che ha investito Montalcino qualche anno fa verteva proprio su questo. Qualche produttore dei più grossi, in termini di numero di bottiglie prodotte, ha violato le regole del disciplinare aggiungendo al Sangiovese grosso uve come il merlot o il cabernet sauvignon che sono in grado di rendere il vino più morbido e di aumentarne la struttura accorciandone anche i tempi di maturazione. Il vino non era quindi adulterato nè nocivo, ma la frode alimentare consisteva nel voler modificare i caratteri del Brunello per renderlo più facilmente commercializzabile. Questo oltre ad essere illegale ha prodotto un danno d'immagine enorme a tutta la denominazione.

Dopo lo scandalo, alcuni dei grandi produttori con i loro notevoli quantitativi da vendere si sono fatti promotori di una richiesta di modifica del disciplinare del Rosso, per permettere l’aggiunta di uve come il merlot o il cabernet sauvignon per andare cioè nella direzione dei cosiddetti Supertuscans. Ma il consorzio, dove grandi e piccoli produttori possono esprimere un voto ciascuno, ha votato no. Il disciplinare non si cambia e continuerà ad essere Sangiovese grosso in purezza.

Ora va fatta una importante distinzione perchè non si deve offuscare quella che è la meritata fama dei Supertuscans. Il merlot, il cabernet sauvignon o altri vitigni internazionali in terra toscana sanno dare origine a dei vini fantastici e molto apprezzati dal mercato per la loro potenza, la complessità dei profumi e la struttura. A Bolgheri ad esempio dove la tradizione italiana non aveva espresso un suo carattere distintivo è stato il genio di Mario Incisa della Rocchetta della tenuta di S. Guido a dare un'impronta alla produzione vitivinicola della zona con la sua intuizione a favore delle uve atte al taglio bordolese. Di recente abbiamo visto affermarsi dei meravigliosi Syrah nella zona di Cortona. Sono vini eccezionali e benvengano, nessun appassionato di vino ne sarà scontento.

Ma non a Montalcino. Riposo, quiete e rispettosa attesa. Tutto questo ci vuole per fare un grande Brunello di cui va preservata quell’unicità che è la sua ricchezza. Certo occorrono le vigne con i terreni adatti, e in quelle vigne occorre aver piantato i cloni migliori per quei suoli. Non sono molti ad avere le vigne con le condizioni ideali, ma non sono neanche pochi, una trentina ci sono di sicuro. Se prendiamo un vino di questi produttori con i terreni più vocati e gli diamo il tempo di cui necessita capiamo cos'è il vero Brunello, un vino tra i più grandi al mondo. Allora forse non è necessario cambiare i vini o il modo di produrli, ma solo suscitare il desiderio di imparare ad apprezzarli!